Dobbiamo un gallo ad Asclepio.

lunedì 16 luglio 2012

PINCE-NEZ

Il salone del barbiere era situato all'incrocio Cardinet-Courcelles-Wagram, su uno slargo rialzato in cui i bambini potevano rincorrersi; accanto c'era una pasticceria golosa e, dalla parte opposta di av.Wagram, nella direzione della rue Poncelet, mio amato mercato alimentare, una bottega di carne e prodotti kasher che non riuscivo a non guardare con sospetto. Lui mi riceveva solo per appuntamento facendomi indossare un camice al contrario come negli ospedali americani, per cui partivo da casa con i nervi tesi rimuginando il momento in cui sarei stato ridotto a paziente col didietro scoperto anche se vestito, e lui avrebbe dato inizio ad una sussiegosa e puntigliosa scena di potere con quella faccia di coniglio dai baffetti piatti sul labbro mobilissimo mentre si dava da fare; i momenti più fastidiosi erano: si tolga gli occhiali per favore e, ora può rimetterli, grazie. Cercai un rimedio: cambiare barbiere era impensabile, avrei dovuto prendere il metro o affidarmi ad un salone misto con possibilità di essere tosato da una ragazza. La soluzione arrivò come un lampo: mia madre mi aveva dato i pince-nez di suo padre, usurati su comparse, codici e pandette; sedutastante feci cambiare le lenti e lo spiazzai, entrò in confusione per quei due cerchietti d'oro inusuali che azzeravano la conversazione e rovesciavano le posizioni di potere; feci finta di niente sprofondando nel Paris Match, un settimanale che in condizioni normali non avrei neanche sbirciato all'edicola nei titoli di testa. Ma non potevo tenere in tasca quella protesi troppo fragile che andava sospesa al collo o infilata in un taschino di gilet; trovare un cordoncino era tutt'altro affare. Una sera ero andato al 'Carrè des Feuillants', rue de Castiglione, il cui nome è dovuto alla prossimità del convento dei cappuccini in cui si riuniva il club di quei dissidenti giacobini provenienti dall'omonimo convento di rue St.Honorè; nessuno di essi è più esistente eccetto la chiesa dei Feuillants inglobata in immobili recenti; all'uscita notai, un pò disassata e dalla parte opposta, la vetrina d'un ottico e scopersi Meyrowitz. Qualche giorno dopo vi fui ricevuto da un commesso con un'aria tra intellettuale e aristocratico, uno di quelli che intimidiscono chi entra per sbaglio senza aver idea di dove è entrato; non sembrava stare precisamente dalla mia stessa parte, estremamente deferente e cerimonioso e tirò subito fuori una grossa spoletta di cordoncino di seta nera come se in quella bottega non si vendesse altro; ero ammirato ma non lo diedi a vedere anche se mi trovavo li sulla base di ragionevoli supposizioni; quanto a pagare era fuori discussione mentre mi apriva la porta inchinandosi. Non è che ci fosse da sorprendersi: è lo stesso in qualsiasi città europea, a patto di frequentare i quartieri abitati da gente agiata. Andavo regolarmente a far pipì all'Hotel Meurice, quartier generale della Gestapo durante l'ultima guerra, a due passi da lì, tra le riverenze del portinaio vestito come un maresciallo russo, dell'intera reception, e dei camerieri casualmente di passaggio. A Londra mi era capitato di perdere la vite della stanghetta e l'ottico mi aveva aperto avanti l'ora perchè gli avevo mostrato da dietro i vetri i miei occhiali spezzati e mi trovavo a Kensington; avevano rifiutato il pagamento e poichè insistevo e loro continuavano le riverenze a mani giunte, mi dissero di essere disposti ad accettare una donazione nella cassetta dei terremotati, poichè erano giapponesi. Il principio è che si viene assimilati al genere di clientela abituale, che si aspetta al varco per le grosse spese. Fu lo stesso quando saltò la smaltatura di una sfera del mio Piaget che portai alla succursale di place Vendome da dove fu spedito a Geneve; quando lo ritirai tirato a lucido e oliato si profusero in scuse perchè un incidente del genere non sarebbe mai dovuto occorrere e mi regalarono un costoso catalogo patinato. Per farla breve questa via appartiene al genere esclusivo e ne fanno fede i due nomi citati, conduce a place Vendome, nido del lusso, dove visse fino alla fine dei suoi giorni Virginia Oldoini contessa Castiglione, cugina di Cavour, che tanto si adoperò presso Luigi Napoleone per la causa italiana, fino a rompere il proprio matrimonio; il suo appartamento si trovava accanto al Ritz dove nel 1981 andando a trovare Lucia fu scoperta la bacheca di Isadora che faceva bijoux di galalite: presi un collier, assieme ad una signora che indossava la più bella pelliccia di leopardo che abbia mai visto , e credo che Anne l'abbia ancora, nobilitato dal vintage. Questa parte di Paris è racchiusa in un triangolo rettangolo allungato tra rue de la Paix, avenue de l'Opéra e rue st.Honoré; non nascondo che mi piace ma è diverso dal sentimento che provo per quartieri come Belleville, per esempio, che stanno al centro del cuore del mio cuore. Dalla Comédie Française, au Nemours sotto il cui portico non riesco a sedermi senza che mi affiorino immagini della princesse de Clèves, la chiesa di St.Roch, un pò scorticata, che è quella degli artisti dove andavo spesso ai concerti, la bottega del gioielliere Fabergé un pò miserevole che non sono riuscito a capire se sia un discendente del fabbricatore di uova pasquali degli zar, fino alla singolare place du Marché St.Honoré dove non esiste alcun marchè, nè piazza e neanche St.Honorè che è una via discosta. Fino agli anni 1990 questo luogo poteva suggerire l'idea di piazza per l'esistenza di tutti gli edifici perimetrali di buona qualità che definivano un quadrilatero servito da una stradina che gli girava attorno, ma per parlare di piazza ci sarebbe voluta una zona centrale libera e arredata con fontane, statue, del verde; invece quella parte era occupata da immobili scadenti e affastellati comprendenti perfino una caserma dei Sapeur-Pompiers. Immagino che la BNP abbia concluso un'intelligente operazione acquistando tutti questi brutti edifici e dando incarico a Ricardo Bofil di sistemare l'area in accordo con la municipalità. Nel 1997 fu inaugurato il complesso immobile in vetro, acciaio e cemento suddiviso in quattro parti da due gallerie ortogonali i cui piani alti sono collegati da passerelle. Oggi è un posto alla moda dove tutti i vani terreni dell'antico quadrilatero perimetrale sono caffè, ristoranti, e botteghe di arredamento, abbigliamento ecc.; mi ci recai subito dopo l'inaugurazione ed entrai nella portineria della BNP per chiedere informazioni generali. L'anno prima si era verificato uno spaventoso incendio nella sede centrale del Crédit Lyonnais in rue du 4 Septembre, lo avevo scoperto casualmente andando a trovare un'amica che abitava di fronte: una visione terribile; era un'immobile dello scorcio del XIX° sec. straordinariamente pretenzioso e sovraccarico di decorazioni, qualcosa del genere dell'architettura umbertina e più precisamente del palazzo di Giustizia di Roma, era un tipico esempio di architettura commerciale dell'epoca: le aperture erano orrende occhaie vuote ricoperte di bistro nero; quando mi informai mi dissero che era un fatto doloso con lo scopo di distruggere gli archivi contenenti documenti di uno scandalo finanziario che avrebbe fatto tremare la Francia. Questi i pensieri che mi si agitavano in testa stando alle spalle di un funzionario con borsa di cuoio che stava chiedendo al portinaio di essere annunciato a un direttore della BNP: alla domanda 'Chi devo dire ?', aveva risposto: ' Dica che c'è il Crédit Lyonnais' . In buona sostanza aveva dichiarato di essere l'incarnazione di una banca andata in fumo; non potei impedirmi di sganasciarmi mentalmente: una Banca distrutta si incarnava presso un'altra che stava celebrando il proprio trionfo. Rinunciai a parlare al portinaio perchè per il momento avevo abbastanza materia di riflessione per assumerne altra e scesi verso le Tuileries per la rue des Pyramides (forse dovevo andare da Galignani, la libreria inglese, a cercare qualcosa sullo scandalo o forse, più semplicemente avevo un appuntamento da Angelina per una cioccolata calda). Questa via sottintende Napoleone ed è ad essa che si riferiscono le piramidi realizzate nel 1989 dall'architetto Pei nel cortile del Caroussel allo scopo di illuminare il nuovo ingresso sotterraneo del Louvre e altri ambienti; verso la fine la strada si allarga in una piazzetta minuscola dove venne collocata la statua equestre di Jeanne d'Arc tutta d'oro, perchè in quelle prossimità la pulzella era stata ferita durante lo sfortunato tentativo di presa di Paris nel 1429 o '30. Tale monumento fu commissionato ad un'oscuro scultore, immagino con un retropensiero revanchista, dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana del 1870;i Tedeschi sono patrioti più semplici ed espliciti; come conseguenza della vittoria e della cattura dellimperatore francese e la proclamazione di Guglielmo I° imperatore, Brahms colto da entusiasmo compose il 'Triumphlied' perchè non solo la Germania era unificata,non solo aveva un impero ma aveva anche annesso la Lorena. I Francesi sono assai distanti dagli squarciagola ; procedono per allusioni ed è necessario un minimo d'istruzione per decrittare ed intendere le riserve mentali che nascondono e i proponimenti inconfessati, in questo caso si limitarono a collocare la statua che brandisce un vessillo spiegato (a buon intenditore ) e poi stettero in attesa manovrando sottobanco; fino al 1914 quando quell'onestuomo pacifista di Jean Jaures pensò bene di denunciare in Parlamento le manovre guerrafondaie di elementi del governo: lo uccisero dalla finestra sulla strada del Cafè du Croissant il 31.7.1914. Mi sono recato più volte in quel caffè ed ho preteso dalla proprietaria che mi apparecchiasse il tavolo, messo da parte, e sul quale mi aveva mostrato la macchia che aveva detto essere quella del sangue di Jaures assorbito dal legno; al banco c'erano un paio di clienti che ci schernirono per tutto il tempo, me per la ridicola richiesta e lei per la compunta serietà con cui stava provvedendo a soddisfarla. Nel 1918 i Francesi erano vendicati e pretesero che i Tedeschi firmassero l'armistizio dentro un vagone ferroviario portato espressamente nella foresta di Compiègne, alla presenza del maréchal Foch; il vagone fu conservato nel museo di Compiègne. Quando poi nel 1940 i Tedeschi in pochi mesi riinvasero la Francia umiliandola e dividendola in due, Hitler pretese a sua volta che quel vagone fosse riportato nello stesso luogo del 1918, e lì i Francesi furono obbligati a firmare la resa. Come si vede, dietro al monumento a Jeanne c'è una storia assai sottile e complessa; perdippiù i Francesi non sono affatto d'accordo tra loro su vita e morte dell'eroina nazionale. La storia dice che nacque nel villaggio di Domremy dalla singolare assonanza musicale, che conta 152 anime in quel di Lorena dove c'è la sua casa natale di forma trapezoidale. La storia ufficiale dice che sia stata arsa viva nel 1431, ma il sindaco di Jaulny (altro villaggio in zona) è custode di una tradizione diversa secondo cui Jeanne sarebbe stata sottratta al rogo rifugiandosi presso il castellano di Jaulny, des Armoises che avrebbe sposato formalmente per sottrarsi alla cattura; morì vecchia ma fu seppellita a Pulligny sur Modon, altro villaggio non molto distante. Queste storie lorenesi mi furono confermate nel 1985 dai genitori di Gilles in occasione del suo matrimonio; mi mostrarono una pietra tombale nella chiesa da cui erano stati scalpellati nome e data fin dal XVIII° sec. assicurandomi appartenere alla tomba di Jeanne; ricordo il freddo intensissimo, la neve alta e la sposa che si stringeva nelle spalle malgrado fosse ben coperta . I Vaubourg distillavano una preziosa acquavite di prugne dagli alberi del loro giardino ed il sig. Vaubourg era stato comandante di Bac, passando l'intera vita tra le due sponde del Reno. Al banchetto feci la gaffe della mia vita, stando tra la sposa e la nonna dello sposo; scioccamente chiesi all'anziana signora se, essendo nata in una regione di confine passata più volte di mano, si sentisse più francese o tedesca; andò su tutte le furie. In verità sapevo benissimo della straordinaria retorica patriottica riguardante Trento e Trieste e avrei dovuto rifletterci prima di aprire bocca. Segnai quella monumentale svista nella colonna del Dare nel mio libro mastro del saper vivere.

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