Dobbiamo un gallo ad Asclepio.

lunedì 29 agosto 2011

MANI NELLE TASCHE COL CUORE SANGUINANTE

Certo nessun genere di cretino lo è più di quei cica 13 mil. che nell'aprile 2008 votarono Berlusconi dopo avergli consentito di disarcionare Prodi(che lasciò un avanzo primario malgrado la crisi in atto fin dal 2007); Berlusconi ovviamente lo sapeva benissimo,ma doveva negarne l'esistenza perchè il ristagno economico doveva essere addebitato a Prodi.A settembre Lheman fallì e B,continuò a negare la crisi mentre i suoi faccendieri facevano man bassa delle poche risorse del Paese. La promessa solennissima era :'non metterò mai le mani nelle tasche degli Italiani'.Agli inizi del 2011 l'economia andava tanto orrendamente che B.fu costretto ad un'operazione senza precedenti: una manovra finanziaria a metà anno essendoci in s cadenza alcuni miliardi di debiti per rinnovare i quali occorrevano garanzie.La manovra fu abborracciata in una settimana secondo il principio usuale :'Tanto questa massa di cretini me la faccio'. B.non ha mai fatto i conti con la propria imbecillità perchè se è vero che i suoi seguaci sono cretini è altrettanto vero che i mercati finanziari usano lui come soletta per le scarpe. Gli interessi sui ns.titoli saltarono immediatamente in aria data la scempiaggine della manovra berlusconiana e la BCE dovette comprarli non per la bella faccia di B.ma perchè il fallimento italiano avrebbe affondato l'Euro,però chiese in contropartita una manovra seria di cui i ns. faccendieri blaterano da 20gg.Berlusconi ha dichiarato che il cuore gli sanguina perchè sta mettendo le mani nelle tasche degli italiani.In tal modo ha ottenuto la quadratura del cerchio perchè o : le mani non le mette o le mette (ma in tal caso sanguinandogli il cuore è perdonato).A questo punto l'analisi va rifatta poichè lui ha sempre ragione qualsiasi cosa faccia e poichè nella sostanza non fa altro che rubare(infatti tutti i suoi processi vertono su questa materia),ciò significa che i suoi elettori non sono affatto cretini ma mascalzoni della stessa risma. Il punto cruciale,dunque, è che la Magistratura deve mettere in galera un pò di esponenti di spicco della setta di faccendieri che B.rappresenta .Se non provvede B.e soci hanno una soluzione : vendere le proprietà dello Stato che sono l'unica garanzia dei ns.debiti.A chi li venderanno ? Agli unici che si sono arricchiti in questa gestione dello Stato cioè a se stessi.A quale prezzo li venderanno? A meno di un terzo del loro valore perchè tanto non c'è nessun altro che può comprare.Quale sarà la conseguenza? Che i ns. debiti non più garantiti da beni solidi provocheranno una bancarotta senza precedenti.

venerdì 15 aprile 2011

IL CAMPO DI POLO DI GIARRE

pubblicata da Giuseppe Micciche' il giorno lunedì 11 aprile 2011 alle ore 11.42
Iersera TG1 Special: sbalordimento,a Giarre c'è un campo di polo!Un'immane massa di cemento in disfacimento.Quando andavo a Deauville,dalla finestra del bagno guardavo gli allenamenti di polo mentre mi radevo e qualche volta ci andavo.Luogo meraviglioso:era stato ricavato all'interno dell'anello dell'ippodromo della Touque,un'enorme spazio verde;nel lato meno importante c'erano sedie allineate,in quello importante una pedana di legno(mi pare a tre gradini) con un microscopico bar.Nessuna recinzione eccetto gli assi di legno cui legare i cavalli.In quel luogo di assoluta semplicità andavano a giocare i rampolli delle famiglie più ricche del pianeta.A guardare l'orrore cementizio di Giarre si rimane costernati:chissà quanti miliardi buttati via solo per distruggere la natura!Povera Sicilia

giovedì 14 aprile 2011

GIARRE E RIPOSTO

Il servizio del TG1 sul 'campo di polo di Giarre' mi ha fatto tornare in mente tante cose.In primo luogo che quel paese è attaccato a Riposto e che entrambi hanno nomi relativi alla conservazione.La 'giarra' è un grosso orcio che veniva usato per l'acqua,avendo il vantaggio in estate di farne abbassare la temperatura attraverso l'evaporazione per porosità.Ma era usata anche come deposito di olio,in tal caso veniva smaltata internamente (stagnatura) e interrata perchè l'olio si guasta con luce e calore.Il terzo uso era quello di cassaforte dissimulata sotto il pavimento.'Riposto',invece,era un armadio da dispensa;ricordo che da bambino sentivo parlare dei 'dolci di riposto' e non riuscivo a capire se fossero i dolci dell'armadio o quelli del paese di Riposto.Persone molto vecchie mi raccontavano che prima della nascita delle banche i pagamenti dei commerci marittimi siciliani erano fatti in moneta d'oro e d'argento e i grossi commercianti avevano in casa 'giarre' piene di monete che costituivano un pericolo per la loro vita.Quando nacque la prima banca la gente si affrettò a depositare tutta la moneta, che era unicamente metallica,ma dopo qualche tempo la banca fallì e persero tutto.Per fortuna intervenne il Regno d'Italia e i commerci marittimi siciliani andarono in rovina in tal modo venne eliminato il problema del danaro.

martedì 22 marzo 2011

La Dame à la Licorne

Bisogna trovarsi in una temperie speciale quando si decide di cercare un testo che si immagina di possedere e, quanto più rifiuta di farsi individuare, obbligandoci a mettere sossopra l'intera biblioteca del cui ordine finiamo per dubitare, tanto più si ritiene decisivo in relazione alla spinta che ci ha mossi, che magari non era nè chiara nè improrogabile. Ero tanto certo di possederlo quanto poi mi convinsi trattarsi di mera fantasia probabilmente legata al clima tedesco che la mia psiche attraversava. Ho sempre provato un trasporto verso Rilke, in particolare mi sono tirato dietro la sensazione di quel sarcofago romano usato come fontanella di cui lui canta e che mi persuasi essere quello che sta in un angolo appartato di piazza di Spagna. Forse un altro motivo, la percezione semilatente che 'La terra desolata' trovasse una fonte in quel testo, che è 'I quaderni di Malte L.B.' che ero il libro ricercato per trovare conferma ad una percezione individuata venti o trent'anni prima e sepolta, surrettiziamente riaffiorata ora per i meandri dell'inconscio. Mi convinsi di non aver mai posseduto quell'opera e di non averla mai letta; il mio era un desiderio, spinta originata da ignote pulsioni nè chiare. Cosa stavo cercando, quale la molla che mi fa levare, che da senso e motivo verso una qualsiasi direzione impegnandomi, che pungola dignità e onore, per cui appronto mezzi, approvo e disapprovo me stesso e gli altri. Che ci spinge a denunciare, a guastarci con chi, pure, amiamo, perchè vede con altri occhi, mette in bilico fedi.
Il desiderio? E se sì, di cosa? Osservano si riconosca che l'oggetto di esso smetta di esserlo non appena ottenuto. Se il desiderio spinge alla delusione a qual pro? Ma è forte e fondato perchè si possa eluderlo. Necessario accertare o inutile? Una molla che è meglio lasciare scarica per evitare dolori? O ci sono desideri essenziali al senso della natura umana? Non caduchi, da indagare in altre sfere, ovvero distinguere certe pressioni da altro ad altro finalizzate, da interpretare? Mi gioverà l'attrazione istintiva verso un luogo della nostra civilizzazione tramontato ma semisepolto, semimorto vampiro del desiderio che ha aperto strade notturne non percorse fino in fondo? Siamo passati ad altro perchè mancarono le risposte? Potrebbe doversi a nostra insufficienza. Siamo finiti nella delusione  per esserci mossi goffamente, non abbiamo capito, abbiamo deviato, ci mancavano strumenti precisi: scienza, introspezione, metafisica, pragmatismo...Siamo scontenti per come siamo usciti dal Medio Evo perchè la convinzione di averlo risolto era errata; ci siamo imbarcati a Palos barra ad Ovest sbagliandoci del tutto, non ebbimo coraggio sufficiente per misurarci con l'ignoto in noi. Da Palos  è salpato il desiderio che per altro verso vi restò inchiodato. Errore di calcolo con l'astrolabio: colonne d'Ercole della mente oltre cui il turbine e la perdizione. Cattiva orientazione del desiderio per ignoranza della sua consistenza. Si tratta di conquistare la nostra stessa natura? Poichè la scienza è frustrante alcuni cercano risposte altre.
In questo itinerario ignoto approdai anche a Cluny: incrocio St.Michel/St.Germain,  pied-à-terre  della casa madre, 35km a Sud di St.Desert, fondata agli inzi del 900 per la riforma della regola benedettina, che divenne un grosso centro monastico-intellettuale con 10.000 monaci in 12.000 conventi. La potenza dell'abbazia determinò l'esigenza di un punto d'appoggio nella capitale nel XV° sec.. L'hotel venne impiantato sulle terme romane di Lutetia, un complesso importante che comprende anche un giardino medievale e il museo. L'abbazia, in decadenza, sarà pressoche distrutta dalla rivoluzione con danno irreparabile della bibliteca e dell'archivio. Cercare il senso del Medio Evo disorientato: quì il senso del mio desiderio? Non sono sicuramente il primo, mi hanno preceduto G.Sand, alla cui curiosità ed intuizione è dovuta la salvezza del documento che, senza sapere cercò, e all'autorità di P.Mérimée al tempo amante di lei e ispettore generale dei monumenti di Francia; fu per caso, durante un soggiorno nel Limusino a Boussac.
Prima di me errò per le stesse strade R.M.Rilke che, come me, finì allo stesso incrocio. Mi ritorna l'elegia della fontana; ci stavo pensando con la nostalgia che in me provoca Rilke, quando di colpo mi sovvenni dei Quaderni di Malte, non lo maneggio da tempo, devo cercarlo, per l 'improvviso baleno di un'associazione inesplicabile, la chiave della 'Terra desolata' mi sta davanti: trasposizione londinese di un'esperienza parigina di Rilke che è la mia medesima di ora.Quì mi ha condotto il desiderio e ciò che mi agita sta misteriosamente spalancato come un atlante antico dai fogli smembrati di cui hanno fatto stampe.
Sono entrato nella sala ed eccomi circondato.Nel primo quadro la dama prende del cibo che le porge l'ancella, forse un boccone per il falcone che essa fissa. Nel secondo essa suona l'organo il cui soffietto è azionato dall'ancella. Nel terzo il liocorno poggia le zampe anteriori sul grembo di lei che regge uno specchio in cui l'animale meraviglioso viene riflesso. Nel quarto la dama prepara un serto di fiori, in un angolo la scimmia ne odora uno. Nel quinto  la dama impugna il corno dell'animale e con l'altra l'asta dello stendardo. Nel sesto una tenda i cui lembi vengono aperti  dal leone e dall'unicorno; la dama ha disfatto la chioma e ripone nello scrigno il monile che portava al collo. Nella parte alta della tenda si legge: A MON SEUL DESIR. Approdato alla totalità del mistero che è al contempo il mio desiderio.

lunedì 21 marzo 2011

Pianini e organetti di Barberia





Da bimbo sentendo avvicinarsi le melodie metalliche del pianino mi affacciavo per vedere gli ambulanti che spingevano una specie d carrettino musicale; erano dei poveracci che fingevano buonumore reprimendo i sospiri. Le donne lanciavano loro delle monetine; qualche volta vendevano anche gli spartiti per piano delle canzoni perchè ancora le ragazze erano capaci di suonare. I pianini rallegravano la povera gente che non poteva permettersi radio e grammofono. Quando capii un pò di più identificai quel girare di manovella con l'infelicità, e quei suoni mi evocarono solo tristezza .Poi sparirono.
Al mio primo viaggio in Batavia, scopersi gli organetti di Barberia, una meraviglia di sculture, colori, canne, piatti e tamburi ,il cui suonatore era un signore distinto in redingote e tuba che incuteva rispetto; mi diede fastidio solo che si trovasse in prossimità del venditore di aringhe affumicate che la gente mangiava per strada all'ora del te rivoltandomi lo stomaco .
Negli anni 1970 passai una serata alla Grande Jatte che conoscevo solo atraverso un dipinto impressionista, mi ci portò un regista noto per un premiato film con Annie Girardot: mi portò in una specie di guinguette ricavata tra giostre antiche, quelle con i cavalli che salivano e scendevano ed erano azionati da macchine a vapore; il proprietario era l'ultimo riparatore di queste macchine; cenammo assieme a certi topolini che si aggiravano tra i piedi in attesa di qualche briciola e poiche' quelle giostre avevano anche l'organino ebbimo diritto ad un concerto:serata indimenticabile.
Mi ricapitò nel 1997 al parc du Montsouris dove accanto al laghetto si erano sistemati due fratelli che si proclamavano gli ultimi suonatori di Limonaire (così si chiamano gli organetti a Paris). 25 anni dopo la morte del mio amico tornai alla Grande Jatte in cerca del mio riparatore di giostre, tutto cambiato, la fabbrica di aeroplani sparita, chiesi a tutti gli isolani, nessuno ne sapeva niente, alla fine incontrai quello che sembrava l'idiota del villaggio: certo che me ne ricordo, vicino agli aerei, ma è morto. Era uno splendido pomeriggio di maggio, pelouses dappertutto e ragazze distese al sole avevano tirato su le gonne per dorarsi le gambe.Tutto seppellito fino ad ieri quando la cara Veronique mi ha deliziato con l'orkestar di Doudou Mariolo.



Sulla riva












Da Villiers è agevole raggiungere il pont Levallois, capolinea della 3 .Andai indolente lungheggiando la Seine per l'argine verde nel pomeriggio inoltrato, dolce in luce dorata, grato di aliti leggeri che sommovevano le tende; di fronte la ripa della Jatte, andavo pigramente per il quai Michelet nel tramonto giallo estenuato dalla sua stessa lunghezza. Sapevo delle peniches ormeggiate stabilmente alla riva destra,abitazioni, abbandonate ,ristoranti. Scelsi quella che sul cartello in terraferma, davanti la passerella, inalberava il nome pùi suggestivo che ho dimenticato e aveva l'aria linda dalla passerella che cigolò, mentre la percorrevo, annunciandomi, sull'acqua quasi ferma e verde di alghe marcite; andai ad un tavolo addossato alla fiancata da cui venivo che mi permetteva di osservare il fiume e l'argine scosceso in quel punto della Jatte; doveva esserci un circolo canottieri in zona perchè passavano iole il cui arrivo percepivo prima che la prua fosse inquadrata nell'apertura della peniche per lo sciabordio dei remi in cadenza. Il silenzio era pressochè totale o meglio, si individuavano chiaramente i pochissimi suoni presenti , il personale e gli occupanti di un unico tavolo si muovevano con passo felpato o parlottavano sottovoce impercettibilmente. Dapprima chiesi al cameriere 'Le Figaro' che avevo indovinato con altra stampa sulla mensola, era chiaro che lì nessuno aveva fretta :mi piaceva scorrere quelle che denominavo 'les delices du Figaro'(oggi non ci sono più),le inserzioni immobiliari che mi permettevano fantastici giri della città dai punti di vista più insoliti, eterogenei e suggestivi, una specie di guida dello spaesamento quotidiano in Paris, per utilizzare la quale ti attaccavi al telefono non dopo le sette del mattino; non mi sarei perso quelle gioie per l'oro del mondo. Mi deliziavano le espressioni descrittive come il riscontro sul luogo, i nomi delle vie più improbabili, era una guida di fiaba di una Paris estranea agli estranei: Vue imprenable sur...,chambre de bonne,studette, dame 85 malade viager, pied-à-terre sur cour, r.Vineuse, r.de la Pirouette, Montsouris, Grande Truanderie, la Rapèe, Point du jour, passage d'enfer, Chat-qui-peche ,Jeuneurs, Vide-gousset, Chateau-des-Rentiers, Glaciere, Brouillards...Non credo di aver mai letto un solo articolo di quel giornale. Conclusa la mia passeggiata di fantasia mi guardai attorno, dall'altro lato del quadrato un tavolo ortogonale accanto alla finestra, l'unico occupato, con i maschi doverosamente faccia al muro(meglio alla paratia) e l'unica donna con diritto di spaziare per la civetteria da ristorante che è quel tipico tradimento ottico che raramente si conclude con brancicamenti nelle tolette per quanto le donne siano specialiste in questo ramo dello scibile. Stabiliti i principi primi della serata ordinai la mia cena che ho dimenticato, forse una trota alla mugnaia e dello Chablis. Amavo molto questo genere di passeggiate al di là dell'ultimo anello cittadino che a Paris ti riconducono ad esperienze letterarie come la pittura impressionista e il cinema di un tempo, l'atmosfera della guinguette cara ai Renoir padre e figlio che nella mia mente si fondeva con quella diversa della peniche ma viziosamente per sublimazione. Ero uscito col proposito di sedermi su una riva dove attendere il passaggio del cadavere del tempo. Serata piacevole,pesce e vino bianco fresco, fui servito ammodino,notavo l'assenza del continuo stridore di sedie spostate che afflige i ristoranti italiani dalle orecchie rozze. Non sono, però, tanto sicuro che la mia attesa sia stata coronata, mi pare che imboccai la passerella in senso inverso, ormai notte, aggrappandomi alla corda ondeggiando e provocando un baccano infernale forse per la piacevole ebrietà. Alcuni mesi dopo decisi di ripetere l'esperienza che mi era piaciuta, tornai per recuperarla, ma come avviene in certi casi girovagai per il quai Michelet invano, non mi ritrovavo, dubitavo fosse quello il posto, in ogni caso della peniche nessuna traccia. Ritenni di aver confuso ricordi, forse ero andato più a sud a Puteaux o peggio a Seguin.. La persuasione conclusiva fu che tutto quanto ho raccontato me lo ero sognato, non era mai avvenuto ed era evidente data la premessa insensata dello sperare di veder passare il cadavere del tempo. Lo attribuii ad una lieve forma di malinconia ipocondriaca che mi assillava falsando i miei giudizi; mi confortò il riflettere sulla psicologia della gesthalt e mi pacificai del tutto. Se un cadavere ha da passare sul filo della  corrente è il mio, il tempo ha l'eternità  dalla sua e non conosce fretta. 

Berlusconi, genio diplomatico

Il Nano è un genio politico. La Francia ha riconosciuto il Consiglio di Bengasi, la Germania gli ha detto che deve andarsene, l'U.K. anche e con essi una sfilza di altri Paesi..Lui non ha attaccato nessuno di questi; suo figlio Saif non ha perso tempo a dichiarare che l'Italia ha tradito e che è facile sostituirla con la Cina.Berlusca è un genio perchè solo l'Italia è stata qualificata traditrice della Libia. Dal baciamano al calcio in culo il passo è breve.Vi raccomando tenetevelo! Stretto

Contro Platone

 

Mi è venuto il ghiribizzo di sostenere che Platone era uno stupido.Si fa per dire,ma stupido davvero in qualche modo doveva esserlo.Magari qualcuno penserà che amo i paradossi perchè sono meridionale:stupido,perchè attribuiva un'eccessiva  importanza all'intellettualità e a quella che per lui ne era la manifestazione relazionale:la dialettica.Non è il caso,in una nota,di affrontare l'intera concezione platonica del mondo,oltretutto uscirei dal tema;basterà soffermarsi alla sua idea di reggimento dello Stato che riteneva mestiere da filosofi.Ora,non si è mai verificato che uno Stato fosse retto da filosofi,quindi,la storia smentisce Platone da non meno di 25 secoli.A parte questa,si possono portare prove di tipo intellettuale contro Platone:lo combatteremo sul suo stesso terreno.
Reggere la Cosa Pubblica non ha nulla da vedere con la sapienza,semmai con la capacità persuasiva,con l'energia carismatica,con l'attitudine all'organizzazione,con la lungimiranza nel prevedere la piega che prenderanno gli avvenimenti,con l'abilità mediatrice e negoziale,con la duttilità nel raggiungere compromessi,con la prudenza,con l'arte del sapere stare 'in su la golpe  e in sul lione' come diceva Machiavelli,e chissà con quante altre doti,tutte eccetto che l'intellettualità.Un intellettuale si occupa esclusivamente di escogitare soluzioni teoriche che poi saranno applicate da politici e da tecnici(magari avendovi apportato correzioni);il reggimento dello Stato è attività eminentemente pratica,dunque ha da vedere con l'Etica ed in particolare con quella branca di essa  che chiamiamo Giustizia e che consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è dovuto.Uno Stato senza Giustizia è una tirannide e può essere mantenuto solo con la forza essendone venuto meno il legame costitutivo,la coesione determinata dalla fiducia nella Giustizia delle sue leggi,poichè la Giustizia di uno Stato consiste nelle sue leggi e nell'organo di controllo completamente separato che assicura l'osservanza di esse e si chiama Magistratura.Non è per amore di paradosso ma tra Platone e Berlusconi preferisco quest'ultimo come primo ministro.Ciò non ha nulla da vedere con l'elaborazione del pensiero politico che compete ad uomini come Platone che se dicono sciocchezze non fanno mai danni,ma se un Berlusconi pensa sarà un disastro pratico,infatti i guai italiani dipendono dal 'pensare' di Berlusconi che non essendo un intellettuale pensa le peggiori sciocchezze pratiche possibili e ciò determina che lo Stato non funzioni.Berlusconi,infatti segue un'ideologia ben precisa.che l'mpresa privata debba essere libera da ogni vincolo e controllo e possa impadronirsi di ogni bene comune.
Sotto il profilo del reggimento dello Stato Le Brambilla,Carfagna,Gelmini,Prestigiacomo,Meloni e Boniver non sarebbero perniciose in linea di principio,anzi;il guaio è che il loro capo sia servo dell'ideologia dell'ingiustizia per applicare la quale studi  la sofistica assieme ai suoi ministri,e la spaccia per dialettica che già non andrebbe bene.



La Giustizia riformata da un pluririnviato a giudizio e da uno specialista in leggi incostituzionali










Primo principio.Eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale:i delitti da perseguire saranno indicati dal governo.Questa è la misura fondamentale per istituire tribunali politici e tornare al fascismo(il governo indica i delitti da perseguire).
Secondo principio.Il giudice paghi direttamente l'errore della sua sentenza.Poichè il processo nasce unicamente perchè esistono due parti contrapposte e ciascuna protesta di essere giusta è chiaro che la sentenza fa torto ad una delle due e questa farà causa con ottimi motivi perchè i governi alla Berlusconi licenziano leggi incomprensibili,ambigue ed interpretabili almeno in tre modi diversi.Il secondo principio,dunque,ha lo scopo di raddoppiare i processi.Ciò senza badare al fatto che ogni giudice farà sentenze che tenderanno a dare ragione alle due parti onde evitare di diventare parte a sua volta.(Quì si cade nel ridicolo).
Terzo principio.Nei processi c'è un'asimmetria a favore della Magistratura(dunque,la si giudica parte prima di cominciare).La Procura non deve poter ricorrere contro una sentenza di assoluzione(lo può solo il condannato,il che visibilmente non è asimmetrico).Oltre a ciò è evidente che la Procura si mette d'accordo col giudice contro l'imputato,dunque l'accusatore non può essere giudice nè può condurre indagini.Certo non è facile capire il punto di vista secondo il quale il Procuratore dovrebbe accordarsi col giudice contro l'imputato,a meno che la mentalità di chi lo pensa è quella di un corruttore incallito,che dimentica che il suo modo di fare dipende dalla mira di un vantaggio.In qual modo Procuratore e Giudice avrebbero vantaggio se non per essere stati corrotti dall'imputato? E allora gli diciamo che è più difficile corrompere due che uno solo.
Pubblica Accusa significa che la Stato(il popolo sovrano) si considera parte lesa ove sia stato leso fisicamente un suo cittadino ovvero quando fraudolentemente siano stati lesi i diritti economici del cittadino o di esso stesso Stato che è l'insieme dei cittadini.
Perchè la Pubblica Accusa si metta in moto occorre la notizia e la costatazione del danno per accertare il quale la Procura attiva il giudice e la sua P.S.;è un giudice che accerta l'esistenza del danno e valuta la necessità che sia istruito un processo contro qualcuno noto o ignoto.Impossibile stabilire garanzie migliori o maggiori.In tali condizioni perchè la Polizia e il Procuratore costituiscano prove false a carico di un cittadino occorre che essi dipendano da organi politici o abbiano interessi sessuali come nella Tosca o nell'Andrea Chenier.Qualunque polizia diventa politica se è messa agli ordini del Ministro degli Interni o della Giustizia;questa è la ragione fondamentale per cui è stato costituita l'arma dei Carabinieri che non dipendono dal ministro degli Interni.
Nello stesso modo qualunque magistratura diventa politica ove ne sia creata  una qualsiasi anche lieve dipendenza da un ministro(che è un politico,cioè di parte)
Dai precedenti è deducibile un corollario:il giudice deve essere monocratico perchè un collegio è asimmetrico
Infine ultimo provvedimento di 'riforma berlusconiana':l'organo di autocontrollo della Magistratura deve essere spezzato in due:proponimento vecchio quanto il cucco che ha come fine un concetto rinascimentale:DIVIDE ET IMPERA.
da questo progetto approvato dal governo si deduce che l'obbiettivo è l'istituzione del processo politico e l'mpotenza del 'popolo sovrano',la facilitazione della corruzione dei giudici che si rende infinitamente più facile spezzettandone gli organi.
PROCESSO BREVE:preso atto che i processi sono insopportabilmente lunghi(e la lunghezza è di per sè ingiustizia) e,quindi,è necessaria una riforma,va detto subito e senza infingimenti che i progetti del governo sono una mastodontica frode.Infatti l'unico provvedimento previsto è:assegnare una scadenza ai processi.Bene,fare questo è lo stesso che aggiungere un'altra prescrizione a quelle già esistenti;l'Italia ha bisogno di allungamento dei termini di prescrizione onde evitare che i colpevoli la facciano franca e le vittime non abbiano giustizia:la prescrizione è lo strumento con cui il sig.Berlusconi si è salvato più volte e le sue vittime hanno sopportato il torto:le prescrizioni sono tutte condanne non pronunciate.
Perchè il processo è vergognosamente lungo:
I governi(alla Berlusconi)fanno approvare dalle loro maggioranze, affollate di mascalzoni di ogni risma,leggii la cui lettera sia incomprensibile,ambigue,interpretabili in modi opposti o diversi,tali da obbligare i giudici all'errore e favorire gli avvocati nel fabbricare errori,procrastinazioni e imbrogli di ogni genere,leggi fatte apposta perchè il colpevole non paghi e comunque il più tardi possibile,cioè mai.
La seconda causa di lentezza dei processi sono i Codici di Procedura talmente farraginosi e bizantini che ogni mediocre avvocato vi trova tutti i mezzi per inceppare il processo e dilazionarlo per decenn e tanto basta per finire vincitori della causa avendo torto marcio.La maggior parte degli avvocati dichiarano che l processi si vincono in Procedurra non in Diritto.
Ulteriore causa dei ritardi sono i vuoti degli organici della Giustizia a tutti i livelli e la scarsezza di mezzi economici.
In nessuno di questi ambiti la cosidetta  'Riforma Epocale della Giustizia' è intervenuta ,pertanto si tratta di una mastodontica truffa nello stile berlusconiano tipico.E chissà quanti altri interventi ,che un povero ignorante come me ignora,sono improrogabili.

Creazione e distruzione

pubblicata da Giuseppe Micciche' il giorno martedì 15 marzo 2011 alle ore 20.31
Uno degli eventi che mi scombussolarono si verificò nel 1972 : un certo Toth(omen nomen) saltò sulla Pietà di Michelangelo in S.Pietro e martellò la Vergine al grido.'Io sono Gesù Cristo risorto dalla morte'.I danni furono gravi e un'opera perfetta in tutti i suoi dettagli perse la sua verginità.
Tra creazione e distruzione deve esserci un rapporto all'interno della mente.Nel caso di Toth un difficile rapporto con l'impotenza?Qualcosa di simile alla leggenda di Salieri che è infondata perchè Mozart non aveva successo e lui si? Ciò che conta nel caso di Salieri è che la gente abbia inventato che ciò fosse possibile,dunque,si trattava di una fantasia collettiva proiettata come vera perchè fortemente sentita.
I musei sono zeppi di oggetti semidistrutti;ora mentre è ovvio che le stoviglie e le piccole cose si rompono e si logorano,per i grandi oggetti come statue e templi non è lo stesso,è necessaria una volontà distruttiva:il Pantheon è lì da circa XX sec.e anche il Colosseo sarebbe perfetto se i romani non lo avessero usato per secoli come cava di pietre.Un motivo di distruzione è la guerra che come progetto mentale risulta idiota:distruggiamo tutto ciò che è in mano al nemico anche ciò che ci appartiene,poi lo ricostruiremo.
Non è vero che i barbari distruggono i monumenti dopo la conquista: non lo fecero i Romani in Grecia,semmai portarono via il meglio e copiarono decine di volte ciò che non era trasportabile o ciò di cui volevano assolutamente anche solo una copia.Distruttori sono i civilissimi Europei che fecero scomparire le civiltà americane.
Il motivo della distruzione può essere ideologico:bisogna eliminare ogni traccia di una cultura inumana per impedirle di riprodursi: rivoluzione francese,rivoluzione culturale cinese ecc..
C'è,invece,un più complesso rapporto con la distruzione che nasce da quello con la creazione.Forse era il caso di Toth pur nelle nebbie della follia.Personalmente mi è capitato più volte di essere colto da accessi di furia distruttiva di fronte ad un oggetto di mia proprietà che consideravo bello e che qualcuno mi aveva deturpato per disattenzione o mancanza di cura.Ma il mio desiderio è un racconto che permette la circolarità di questa riflessione e riguarda Michelangelo stesso.
Premetto che considero le sue ultime 3 Pietà opere somme del genio umano con lo stesso tipo di attrazione che sento nei confronti degli ultimi quartetti di Beethoven.Esistono opere che superano la loro contemporaneità e squarciano il velo del futuro  restando ineguagliate per sempre, perchè esaminandole secoli dopo ci si rende conto dell'impossibilità di averle concepite allora.Una di queste opere è la Pietà Bandini che si trova a Firenze.Raccontano che quando l'esecuzione era pressochè conclusa,a Michelangelo venne fatto di spezzare il braccio destro del Cristo a causa di un'imperfezione della vena del marmo che non poteva prevedere.Riferiscono che lo scultore fu colto da un'accesso d'ira incontenibile,prese la statua a martellate,la vendette per un'inezia ad un'oscuro scultore, Bandini che le diede il nome e che l'abbandonò per secoli in una sua vigna da dove venne recuperata da Cosimo III° de' Medici circa 150 anni dopo.Questo gruppo statuario è infinitamente più importante di quanto chiunque possa immaginare e su di esso ho elaborato una teoria che racconterò in un altro momento.

Jeudi Saint

 






Il V° è mal servito dal metro,è tutto in collina,dunque,scarpe comode,mi dissi, e scesi a Maubert a due passi da una chiesa che non avevo mai notata.Per un senso di dovere verso la città vi entrai,ma è mia abitudine intrufolarmi in qualunque chiesa.Era il primo pomeriggio e fui stupito da un gruppo di signore vestite da domestiche che facevano la spola tra altari e sacrestia;immediatamente mi venne:'...nella stanza le donne vanno e vengono parlando di Michelangelo...'che appartiene a T.S.Eliot.Vi portavano candelabri e carta gloria affumicati e ne tornavano radiose con gli oggetti splendenti come fiumi amazzonici sotto la luna.Non mi era mai capitato in alcuna chiesa di Paris di notare tanta animazione;ce n'erano che spazzavano,che portavano vasi colmi di fiori bianchi e ancora che rivestivano i crocefissi con rombi di tessuto viola(o forse erano quadrati che sembravano rombi perchè collocati in diagonale).C'era qualcosa di familiare,molto e tuttavia perduto;dovetti fare con enorme sforzo come un salto mortale all'indietro per recuperare la mia sepolta giovinezza,la mia diuturna frequentazione di chiese,di preti insinuanti( che mi prendevano la mano tra le loro dandomi consigli etico-sanitari sui pericoli della cecità da masturbazione),di suore canterine che mi apprendevano cori sacri,di pie donne e beghine che mi raccontavano in italiano demotico le storie dei vangeli:tutto svanito come quei fiori primaverili che si mettono nel libro durante una passeggiata e dopo decenni hanno lasciato solo un alone marrone tra le pagine.Le mie chiese,i luoghi di gran lunga più piacevoli dove di tanto in tanto spiavo delle belle ragazze inginocchate a mani giunte che mai  avrebbero dato un bacio carnale a chicchessia,dove di tanto in tanto sognavo regolarmente lunghissime visite nella penombra di fine pomeriggio assaporando il più succoso dei raccoglimenti presso l'altare del Sacramento rilucente gelido d'argento al lucignolo di una sparuta lucerna rossa.Le mie chiese cattoliche sono sempre state per me il luogo rassicurante dove iniziare un approccio con qualunque Paese straniero il più scostante,senza rivali i luoghi più gradevoli,i rifugi per scampare alle sozzure della città,i più riservati,i più furtivi,ideali per un primo appuntamento con una ragazza timida e timorosa,dove nascondersi nei confessionali tirando la tendina per potersi sentire intangibili in una torre d'avorio.Tutto ciò mi tornava adesso alla mente come ricordo perchè da tempo le chiese sono state abbandonate e i loro portali hanno l'aria di stanchi sbadigli tra labbra semichiuse.Pensare che avevo l'abitudine di infilarmi nei capitoli per godermi la recita in cadenza gregoriana delle orazioni della sera scandite su un immenso tomo meidevale che stava lì sull'alto leggio di quercia con i quadrati rossi delle note senza che a qualcuno passasse per la testa di rubarlo per far soldi:nessun prete mi ha mai cacciato.In quel preciso momento di quel preciso giorno stavo recuperando in una chiesa francese un pezzo di vita anteriore italiana.A Paris,le chiese sono deserte da molto tempo prima che in Sicilia mi stavo dicendo:c'è qualcosa che non torna  e con tale decisione mi accostai ad un'elegante signora con guanti di gomma e grembiule da cameriera chiedendo spiegazioni.Mi sorrise con aria disincantata:questa è S.Nicolas du Chardonnet.E allora?Ma è la chiese di mons.Lefevre!Mi sarei convertito a quell'osservanza ultramontana ma dovetti venire fuori nel mondo reale e me ne andai 'per un secreto calle'(che poi è la r.de la montaigne Ste. Genevieve) a St.Etienne du Mont. che tra tutte è forse la mia più amata di Paris;sarà per il triplice frontone di gusto italico,sarà per il jubè unico in Paris,sarà per le suggestioni storiche del luogo,poco importa,è così.
Che delusione,non un'anima vivente,gli altari di tutti i giorni trascurati e vagamente polverosi,l'indifferenza regnava sovrana.Disperato mi precipitai in sacrestia e vidi un prete di spalle che avanzava in direzione opposta:mon père.Nulla.mon père!Nulla.Alzai la voce senza miglior risultato.Gli andai accanto e lo sfiorai.Saltò su vivamente spaventato:era completamente sordo e perdippiù  qualcosa come birmano,thai o comunque indocinese.Ero sossopra.Ma come non avete coperto i crocefissi,non avete messo fiori,non avete lucidato? Neanche un piattino di grano germogliato al buio? Sospirò,questa è una chiesa molto povera e proseguì avanti e indietro col suo breviario tra le mani.