Dobbiamo un gallo ad Asclepio.

venerdì 24 febbraio 2012

LE TRAIN BLEU

 Ufficialmente era denominato Calais-Mediterranée-Express. Restò in servizio dal 1922 al 2007, conosciuto internazionalmente essendo utilizzato dai miliardari, specialmente britannici, sfuggenti agli inverni di Albione per la Riviera Francese. Bleu perchè le carrozze (esclusivamente letto) erano dipinte in quel colore, il colore della notte, mentre le finiture erano d'oro. I passeggeri portati dei ferries venivano prelevati a Calais alle 13 ed arrivavano a Paris (Gare du Nord, nei cui pressi ho vissuto per qualche tempo), da lì prendevano la Ligne-de-la Grande Ceinture fino alla Gare de Lyon dove imbarcavano i Francesi e i provenienti dal Nord-Europa . In prima serata si partiva per la Rivera. C'erano fermate a Dijon, alla mia amata Chalon e Lyon ; di prima mattina si raggiungeva Marsiglia. Sulla Costa le tappe erano : St.Raphael, Juan-les-Pins, Antibes, Cannes, Nice, Monte-Carlo e il capolinea di Mentone. Naturalmente c'era solo la prima classe, i vagoni erano gestiti dalla 'Compagnie Internationale des Wagons-Lits', la sua carrozza-ristorante era celebre per le cene d'alta cucina a 5 portate ed altrettanto celebre la carrozza-bar. Nel 1924 S.Diaghilev creò un balletto su musiche di Milhaud (se ricordo bene), il testo era di Cocteau, i costumi di Chanel e il sipario di Picasso : 'Le train bleu'. Nel 1928 Aghata Christie pubblicò ' Il mistero del Treno Blu'. Poi arrivò la Grande Depressione. Nel 1936 in Francia vinse il Fronte Popolare e il governo introdusse le 2 settimane di ferie pagate (tanto fondamentali per i lavoratori) ; al 'Train Bleu' furono aggiunte carrozze di seconda e terza classe e la leggenda sbiadì. Poi arrivò la guerra... Tuttavia ciò che ha sempre colpito la mia fantasia intorno al 'Train Bleu' (su cui non sono mai salito perchè ai miei tempi si usava il TGV per andare in 3 ore a Chalon e da lì a St.Desert) era quello che più anticamente immagino fosse chiamato 'Buffet de la Gare' alla Gare de Lyon, e che negli anni 1960 venne ribattezzato : 'Le Train Bleu' ; parlo dello straordinario ristorante-bar al primo piano della stazione da cui si gode una vista totale. Esso fu concepito negli anni 1920 nello stile eclettico e sovraccarico proprio della Belle-Epoque : una sala immensa , coperta di stucchi e bassorilievi dorati carichi al massimo di mascheroni, ghirlande, figure umane, animali, pilastri, cornici ,un bric-à-brac decorativo incredibile, all'interno del quale vasti spazi campiti con affreschi dei luoghi del desiderio che sarà presto esaudito (ricordo che la prima volta mi ero persuaso che si trattasse di architetture e paesaggi eoliani) ; lampadari immensi grondanti di breloques di vetro che moltiplicano e rifrangono la luce. Una specie di enorme piatto di panna montata e dorata ridondante di frutta candita di Fauchon ; le panchette del ristorante sono in cuoio imbottito con le cappelliere alle spalle (in ottone lucidatissimo). Quando si monta per la doppia scala con la balaustra in ghisa e si varca la soglia, la sensazione è di aver attraversato lo specchio e di essersi lasciati alle spalle un mondo spiacevole nel quale non si desidera più tornare. Sono stato un frequentatore appassionato del 'Train Bleu' ; già approssimandosi all'edificio della stazione c'è una piccola sensazione di Londra a causa della torre con l'orologio. Ci si stende in un divano o in una poltrona ed è abbastanza facile (lo era 30 anni fa) trovarsi dirimpetto una signora di mezza età tedesca o olandese o più semplicemente parigina, con la sua giovane figlia in fiore, lei in tailleur anni 1930 con cappellino sportivo di feltro con penna e la fanciulla in abito stampato di Liberty entrambi con le loro vecchie borsette di Hermes o Vuitton e scarpette sportive allacciate ; i camerieri sorridenti ed effervescenti circolano scambiandosi battute con i vassoi delicatamente poggiati sulle dita aperte e spinte in sù.Dietro il bar si apre il corridoio che da luogo ai salottini privati dove ci si può rilassare in più tranquille e intime conversazioni. Adieu...

LES CLOCHETTES DE L'EGLISE AMERICAINE

 Mi era frullato di ascoltare un ensemble di clochettes, genere pochissimo latino, abbastanza anglo-sassone con inclinazione statunitense ; non ricordo neanche come mi fosse venuta la voglia, forse avevo ascoltato di sfuggita qualcosa su France3. Mi fu confermato che i simpatizzanti del genere erano gli Americani ; dovevo sperare in quella comunità in cui individuavo un versante vagamente texano e trasgressivo incentrato al Crazy Horse Saloon di Av.George V ed un altro non so quanto opposto o del tutto compatibile nelle due chiese che lo controllano : la cattedrale Americana nella stessa strada e la chiesa Americana al 65 del Quai d'Orsay. I più bei culi di Paris, come tutti sanno, si concentrano al nr.12 di Av.George V .L'ago del mio compasso aveva saldamente perforato la stazione Alma-Marceau. Mi incuriosiva vedere come potesse funzionare un complesso, visto che da ogni strumento si può ottenere una sola nota che genera un'infinità di sopratoni a causa dell'impossibilità dello smorzamento. Tecnicamente una campanella americana ha il battaglio incardinato e può muoversi solo in due direzioni e non liberamente come una comune campana ,inoltre è provvisto di una molla che lo obbliga a distanziarsi dal bronzo dopo il colpo, il che consente una vibrazione libera e una produzione di sopratoni a piacimento ; queste particolarità strumentali generano un suono malioso e sdolcinato con elementi infantili. Per il fatto che ogni campanella produce una sola nota,ogni esecutore potrebbe doverne usare più d'una ,pertanto è facile intuire che un'organico di campanelle deve essere numeroso ; se si tratta di un piccolo insieme bastano 25 campanelle che coprono due ottave della scala cromatica ,mentre un gruppo importante che copra otto ottave è composto di 97 campanelle. Ogni strumento è fissato su una tavoletta ricoperta di schiuma ,gli strumenti subito dopo l'uso vengono poggiati su un piano comune con le bocche rivolte in alto ; è chiaro che durante le operazioni di impugnatura e deposito esse non devono suonare altrimenti provocherebbero una cacofonia ( a questo scopo la molla che blocca il battaglio ). Un insieme di campanelle è totalmente diverso da un'orchestra perchè, come ho detto, ogni esecutore è responsabile di una sola nota ; l'intero complesso,dunque,va considerato come un solo ed unico strumento. La musica per campanelle, come è ovvio,viene composta specialmente per esse sia perchè deve tener conto dell'alta risonanza che per la limitatezza della gamma. Al suo interno il gruppo funziona con un unico criterio di divisione di gruppetti di esecutori per altezza sonora. Naturalmente anche le partiture differiscono da quelle tradizionali dovendo tener conto di particolarità uniche. Conclusa la mia indagine mi misi in agguato sui mass media, finchè giunse l'annuncio. Andare alla chiesa era una seccatura : da Monceau all'Etoile , da lì al Trocadero e, quindi, la linea 9 per l'Alma. Guarda caso c'ero stato pochi giorni prima : Gilou mi aveva invitato da Francis. Uscendo in diagonale notai l'insegna del Crazy H., traversai la piazza e l'av. de N.York, superai la Fiamma della Libertà (riproduzione a grandezza naturale di quella della fiaccola della statua donata dalla Francia agli USA), imboccai il pont de l'Alma e girai a sinitra sul quai d'Orsay ; a pochi passi di fronte la chiesa nel suo brutto apparato neo-gotico. La navata era piena, un gran numero di belle ragazzze alte dai corpi perfetti, ci misi un istante a capire che erano le ballerine del Crazy che non distava più di 200 metri. Quei suoni mielosi e leggermente bambineschi provocarono ovazioni ed entusiasmo incredibili,ma comprensibili ; gli esecutori, la maggioranza dei quali erano ragazze, erano tutti guantati di nero allo scopo di smorzare al massimo ogni possibile interferenza , alla fine ci accalcammo tutti inorno al tavolo su cui erano poggiate le campanelle ed intorno al quale si era suonato ; stupidamente tentai di toccare uno strumento ma un coyote del Gran Canyon in gonnella digrignò i denti dissuadendomi immediatamente. Fuori una serata calma di fine estate con le peniches allegramente silenziose che sfilavano sfavillanti, mentre accanto fiumi d'auto venivano inghiottiti dal tunnel. Ero contento ,non fossi stato solo avrei deciso una cena da Francis. Qualche giorno dopo la Chiesa Americana annunciò un'altra esecuzione e decisi di tornare non so se per le handbells o per le bluebells. Rifeci strada ; appena salito sul marciapiede accanto al ponte mi accorsi che la Fiamma era completamente sporca , fatto inusuale per Paris e assolutamente improbabile per il 'Triangle d'or' in cui mi trovavo ; chi aveva imbrattato la doratura perfetta? Avvicinandomi mi resi conto che si trattava di pezzetti di carta appiccicati e di fiori sparsi , cominciai a leggere, erano tutti saluti e dediche a Diana Spencer principessa di Galles che si era schiantata nel tunnel sottostante la notte precedente : era il primo di settembre del 1997 ed io feci demi-tour e ripresi il metrò.

domenica 12 febbraio 2012

IL GIUDIZIO DELLA CHIESA DI ROMA SULLA LIBERTA' DI PENSIERO.

. Una delle pietre angolari della forza della Chiesa cattolica è il martiriologio, le persecuzioni subite dai primi cristiani per il fatto di essere tali ; il primo santo venerato il giorno seguente al Natale è Stefano, protomartire. La Chiesa difende a spada tratta i suoi agnelli che hanno pagato con la vita la propria fede. E' giusto che sia così, nessuno può avere nulla da obiettare se non fosse per il caso che la Chiesa abbia istituito un tribunale apposito per giudicare quelli che non la pensavano PERFETTAMENTE come essa; esso ha funzionato dal XIII° al XVIII° sec .mandando al rogo (dopo lunghe e raffinate torture) coloro che dissentivano su dogmi o anche su semplice dottrina ; una delle persone arse vive si chiamava Giovanna d'Arco ed in un secondo momento fu beatificata, segno che quando la processarono e torturarono non era neanche eretica ! Un uomo come Galilei fu processato per le sue idee scientifiche (argomenti che con l'Inquisizione non c'entravano in alcun modo), dunque,per pura violenza barbarica visto che Galilei fu sempre un buon cristiano. Si da il caso che Galilei sia stato uno dei massimi geni dell'umanità di tutti i tempi (fino al punto che fu lui ad inventare la relatività e non Eistein), ma ciò non gli giovò, egli che non se la sentiva di farsi bruciare vivo fu costretto dai sacerdoti del Tribunale a dichiarare che le sue idee VERE erano false e così salvò la pelle ma a patto di restare agli arresti domiciliari per il resto della vita e smetterla per sempre di dire la verità e fare progredire l'umanità. Dopo quattro secoli un papa pensò bene di scusarsi per quel processo, come se si fosse trattato di avergli sbadatamente pestato un callo in un ricevimento in Vaticano. Ma l'Inquisizione celebrò un processo ancora peggiore nel suo contenuto reale : quello contro il frate Giordano Bruno che essendo un filosofo era molto più colto del suo tribunale. Il Tribunale non riuscì a condannarlo in un dibattimento regolare e malgrado Bruno non avesse un difensore. La soluzione fu trovata facendo reperire in tutta Italia i libri che aveva scritto sulla cui base gli fu contestato ciò che era scritto. Ma Bruno era più preparato dei suoi giudici per conseguenza il Tribunale dell'Inquisizione dovette fare appello ai massimi teologhi dell'epoca (tra cui il cardinale Bellarmino che poi fu il consulente nel processo a Galilei e fu compensato con la beatificazione). Bruno fece osservare al reverendo Tribunale che se anche aveva scritto dei pensieri in difformità della teologia ufficiale lo aveva fatto solo sul piano filosofico e non su quello teologico nel quale non si riteneva sufficientemente preparato, aveva espresso concetti ripresi da grandi filosofi che lo avevano preceduto. Bruno non poteva far altro per dimostrare il genere di responsabilità che il Tribunale poteva assumersi . Quando arrivò in Campo dei Fiori per l'arsione il boia gli aveva applicato alla lingua una mordacchia in modo che non potesse articolare alcuna parola (esattamente come fa la Mafia con quelli che parlano troppo, cui mette una pietra in bocca dopo averli uccisi). Dell'omicidio di Bruno nessun papa si è mai scusato, ma quello fu il processo in cui la Chiesa si assunse la piena responsabilità di essere un'organizzazione negatrice della libertà del pensiero umano in generale non dei propri dogmi in particolare.