Dobbiamo un gallo ad Asclepio.

giovedì 26 luglio 2012

C A N O N E

'L'uomo è la misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono'. Così,antropocentricamente si esprimeva Protagora nel V° sec.a.C.,nella citazione di Platone,costatato che l'uomo è l'unico essere pensante. Non aveva riflettuto,il greco, che la mente misura se stessa più che il reale e che non misura ciò che non è anzi giudica non-essente ciò che non individua. Si potrebbe aggiungere che ogni misurazione è falsa dipendendo dai sensi; il dogma che affermava il sole girare intorno alla terra è testimonianza dello scambio tra apparenza e realtà e delle sue infauste conseguenze. La scienza riduce la macroscopicità della falsità ma non la elimina nè è in grado di giungere alle masse, sta di fatto che l'affermazione apodittica dell'occhio di Giosuè viene smentita dal cannocchiale e questo dal radiotelescopio; la riduzione del falso viene operata attraverso regole che organizzano osservazioni fatte con attrezzature via via più raffinate, ma a patto che sia garantita la falsificazione degli enunciati.C'è un'attività in cui una realtà intuitiva può essere colta attraverso lo studio dell'apparenza nell'inganno dei sensi. La persuasione filosofica di Protagora viene utilizzata dal suo contemporaneo Policleto che concepisce il Canone, un criterio scientifico di indagine del valore dell'apparenza per l'intuizione . Un artista si occupa di argomenti opposti a quelli dello scienziato,ma può utilizzare la scienza ai propri fini,mentre un pensatore come Platone parte da osservazioni pratiche e razionali per stabilire un mondo di astrazioni intuitive o anche metafisiche e irreali. Esistono almeno tre tendenze principali della mente umana intesa a costituire depositi di conoscenza, sicuramente hanno molto in comune, compresa l'idea di regola. Il Canone di Policleto rivoluziona l'arte mettendo in secondo piano il principio acquisito della simmetria che resta implicito, elaborando il concetto di proporzione di discendenza pitagorica ed euclidea; il canone delle idee consiste nella storia della filosofia...(ma questa è una divagazione). Dello stato del canone estetico attesta Le Corbusier venticinque secoli dopo Policleto, la persona più adatta,perchè le sue fondamenta stanno nelle regole dell'architettura e delle arti figurative ,non solo ma quest'architetto parte dal Modulor che segue lo stesso genere di elucubrazioni di Policleto per giungere alla Chapelle di Notre-Dame du Haut che, a prima vista sembra rinnegarle. Mi capitò per puro caso di visitare la Chapelle durante un viaggio in auto nel Jura; poco dopo Belfort, indimenticabile per il colossale leone seduto tra le rocce ,mi si parò dinnanzi il cartello di Ronchamp, del tutto imprevedibilmente, che mi fece deviare in un battibaleno; era l'imbrunire di una lunghissima serata nordeuropea,che mi faceva ritenere di aver tutto il tempo necessario a disposizione,invece dovetti commettere il mio unico delitto di violazione di proprietà privata perchè il cancello era ormai chiuso ed io ero certo che non sarei mai più passato da lì; decidemmo,con la mia compagna, di scavalcare il muro sbucciandoci mani e gambe, sapevo che il rischio e il dolore non avrebbero contato rispetto all'emozione da una delle opere del XX° sec. che più mi aveva colpito nelle immagini; così fu e anche di più,perchè solo vedendo realmente realizzai che in età avanzata Le Corbusier poteva aver rinnegato il razionalismo, e questo è il meno,la differenza tra il guardare una foto e lo stare 'nell'opera' è immensa. I due luoghi vicini che ho ricordato erano anche due pietre miliari della resistenza nazionale francese: la Chapelle andava a sostituire una chiesetta del IV° sec.,luogo di pellegrinaggio,bombardata nella II° guerra mondiale,mentre il leone incarnava la resistenza all'invasione prussiana del 1870. Tornando a Protagora egli è considerato inventore dell'antilogia discendente,immagino, dal suo scetticismo: elaborava da solo dispute su un unico argomento sostenendo tesi contradittorie per dimostrare la sostenibilità di qualsiasi punto di vista,cioè negava il valore della ragione. Mi sembra ovvio che Policleto abbia tratto da Protagora le premesse filosofiche del Canone utilizzandole in senso completamente opposto e questo era affar suo.E' probabile che egli sia stato il primo teorico dell'arte lo si dedurrebbe dal titolo del trattato( che non ha precedenti storici noti) e letteralmente significa CANNA,(un tipo di misura che dalle mie parti esisteva ancora mezzo secolo fa)e per estensione,regola. Lo scultore fece quella che oggi si chiamerebbe un'indagine demoscopico-antropometrica misurando un numero di individui tale da potersi sentire autorizzato a stabilire i dati medi del corpo virile greco eretto e cercare di accertarne le proporzioni delle parti e i relativi rapporti numerici con l'obiettivo di creare una statuaria ideale di belle proporzioni e di movimenti naturali. Il Canone,perduto,ma di cui riferiscono alcuni autori antichi, si concentrava sulla proporzione di ogni singola parte rispetto all'altra: il dito con la mano l'avambraccio col braccio,le gambe col torso e la testa col tutto. Al corpo venivano applicate regole già in vigore in architettura, che può essere immaginata come il riferimento assoluto delle altre arti. I rapporti numerici identificati da Policleto erano : testa uguale a 1/8 dell'altezza totale,busto 3/8,gambe 4/8,più o meno. Un secolo dopo la statuaria di Policleto era giudicata quadrata essendovi stato individuato il principio del chiasmo,ovvero la corrispondenza incrociata delle parti opposte. Tuttavia la teoria di Policleto la si ritrova in Vitruvio ,architetto romano del I° sec.a.C.,noto sopratutto come teorico: Carlo Magno,Petrarca,Boccaccio,Bracciolini,Ghiberti,Alberti,F.sco di Giorgio e Raffaello possedettero tutti il suo trattato,quanto a Leonardo ne illustrò il senso nel celebre disegno della galleria dell'Accademia di Venezia noto come 'Uomo Vitruviano',che illustra le proporzioni ideali del corpo, iscrivibile in due figure geometriche perfette: il quadrato e la circonferenza. Leonardo conobbe Francesco di Giorgio che aveva tradotto parti del 'De Architectura',lui non conosceva il latino e si giudicava illetterato, in proposito avendo profittato dell'amico; il disegno è accompagnato da due legenda esplicative che riportano le misure proporzionali date dall'architetto romano. Questo lavoro di Leonardo mira ad affermare la pittura come attività scientifica intesa alla comprensione della realtà fenomenica nella corrispondenza tra corpo e geometria. Effettivamente intorno ai problemi relativi alle proporzioni, sia in matematica che in geometria ,si è spesa la cultura italiana ai tempi in cui esisteva (cioè fino al processo a Galilei). Fibonacci (che introdusse i numeri arabi in Europa), nel XIII° sec. immaginò una serie numerica che iniziava dall'unità, tale che ogni numero successivo risultasse la somma dei due precedenti : 1,1,2,3,5,8,13,21,34,56,90...e così via ; si scoprì che questa sequenza possedeva qualità sorprendenti e in particolare che il rapporto di un termine col suo precedente ,nella progressione infinita dei numeri naturali tende al numero irrazionale corrispondente alla sezione aurea. Keplero osservò che la geometria possiede due tesori,il teorema di Pitagora e la sezione aurea( che è la divisione del segmento secondo il rapporto medio ed estremo). Questo secondo tesoro è giustappunto quello della proporzione intorno a cui la mente umana si affanna dai tempi di Policleto senza essere mai riuscita a capire se esso è vero o pura fantasia.Il relativo concetto geometrico venne inizialmente studiato nell'Italia meridionale dalla scuola pitagorica nel VI° sec.a.C. che stabilì il principio d'incommensurabilità; tale scoperta venne fatta nello studio del pentagono regolare che rimase collegato per sempre con le attività magiche. La sezione aurea è connessa al rapporto tra un lato e la sua diagonale (nel pentagono); tracciandone tutte le diagonali,la loro intersezione determina un pentagono più piccolo per il quale vale lo stesso ordine di rapporti e così all'infinito. Fu Euclide a formulare esplicitamente il principio : un segmento è divisibile in modo diseguale, tale che la parte più lunga sia medio proporzionale tra la più corta e il totale.Il concetto trasferito in matematica è quello della sequenza di Fibonacci o dell'incommensurabilità: due grandezze sono tali quando non hanno un sottomultiplo in comune,che è il caso della Divina Proporzione,in quanto il loro rapporto dà origine ai numeri irrazionali, quelli la cui espansione non ha termine. Agli inizi del XVI° sec. fra' Luca Pacioli,compaesano e allievo di Piero della Francesca,sommo pittore universale,influenzato da Leonardo con cui collaborò,scrisse 'Della Divina Proportione', corredato delle incisioni dell'amico milanese,le cui problematiche vertono sulla sezione aurea da applicarsi all'architettura. La verità è che grandezze anche connesse,come le misure del corpo,molto spesso sono incommensurabili e ciò comporta che è impossibile risolvere i problemi relativi alla proporzione, infatti la sequenza dei numeri naturali di Fibonacci determina un rapporto irrazionale in ogni suo punto. Come appare chiaro le problematiche del Canone occupano menti di artisti e matematici da oltre venticinque secoli e le ritroviamo nel XX° nel Modulor di Corbusier. Il riflesso di queste diatribe in estetica è che,per esempio,l'estetica di Policleto fu contestata un secolo dopo la sua formulazione da Lisippo (artista prediletto da Alessandro Magno) che,mettendo da parte il Canone scambia il proprio punto di vista con quello del suo fruitore, in tal modo rendendo inoperanti regole come il chiasmo e la proporzione ; entrano in gioco altre esigenze : la prospettiva,per esempio. Lisippo rimpicciolisce la testa,dà espressione alla capigliatura ( il Satiro di Mazara del V.,infatti fa pensare a lui),rende il corpo più snello. Dei suoi predecessori diceva che avevano rappresentato il corpo com'era (il che tra l'altro è falso) ,mentre lui lo rappresentava come appare alla vista (naturalmente l'opinione era errata ma non è questa la sede per criticarla). Tra le caratteristiche di Lisippo c'è la cura di minuzie e particolari che lui introduce nella scultura ,accorgimenti già adottati nell'architettura come quelli prospettici e modulari. E' probabile che una più chiara visione del procedimento mentale di un artista greco implichi un'idea di ciò che pensava relativamente alla visione : essa sarebbe stata determinata da raggi che uscendo dall'occhio colpivano la forma degli oggetti deformandola; ciò da ragione dell'estetica di Lisippo che deforma la sua statua allo scopo di ristabilirne la vera forma neutralizzando l'inganno sensoriale e,quindi,ristabilendo la verità reale delle forme; è chiaro che gli architetti si erano già posti queste problematiche nella costruzione del tempio in cui vengono predisposte varie alterazioni di simmetria, perpendicolarità ,uniformità essendosi rilevato che il rispetto delle regole della geometria provocava una visione deformata del manufatto : e questo era vero. Il Canone non ha retto alla luce dei fatti e ciò ineluttabilmente si estende al dogmatismo metafisico di cui in seguito verrà dimostrato l'errore (l'arte subisce un complesso e millenario travaglio allo scopo di raggiungere un'apparenza che testimoni la realtà; è strano ma è così). Può apparire curioso l'atteggiamento di Corbusier che continuerà ad affaticarsi nella ricerca di proporzioni geometriche e matematiche originantesi nel corpo umano e da utilizzare per il miglioramento estetico-funzionale degli edifici; il suo criterio parte dalle misure di esso,dalle idee di Lisippo e dalla sequenza di Fibonacci che,come si è detto ha la proprietà di tendere al numero di Fidia (la sezione aurea viene simboleggiata dal 'phi' che è la lettera iniziale di Fidia). Il suo autore dice di esso: una gamma di misure armoniose per soddisfare la dimensione umana ,che può essere applicata ad altre attività tecniche. Nella rappresentazione grafica (mi pare che ne sia stata collocata una nei pressi dell'ingresso dell' 'UNITA' DI ABITAZIONE'di Marsiglia),la figura umana è stilizzata con un braccio alzato verticalmente con accanto due misure verticali, una fondata sul plesso solare con probabile allusione orientaleggiante ai chakra, l'altra su quella della figura intera con braccio alzato raddoppiata rispetto alla prima ed entrambe suddivise secondo il principio del medio proporzionale della sezione aurea; che il Modulor sia un criterio arbitrario quanto il Canone o la visione prospettica di Lisippo non c'è dubbio ,comunque anche Mondrian l'usò per costruire i suoi rettangoli e c'è chi sostiene che lo abbia fatto Debussy. Ho trovato affascinante seguire l'evoluzione di Corbusier e in parte forse me la sono inventata,ma non è certo. Nei fatti a Paris ho visitato fra l'altro anche la 'villa La Roche' che è sede di una fondazione a suo nome . Questo manufatto fu concepito come bifamiliare ,l'altro proprietario essendo il pianista Wittgenstein, quello per il quale Ravel compose il concerto per mano sinistra, o forse,invece,il cugino dello stesso architetto. La villa fu costruita verso il 1923 all'interno di un cortile di siepi,mi pare,con limitazioni di spazio enormi e scoraggianti; il committente principale era un banchiere svizzero che desiderava esporre la propria collezione d'arte. Le Corbusier si ingegnò nella creazione di un percorso all'interno di una casa minimalista e brutalista con scale,rampe,passaggi e terrazze aggettanti nel salone principale ed elementi di mobilio in cemento armato gettati con la costruzione; la visita emoziona perchè si sente una pulsione estetica di genere contemplativo ed ascetico che è straordinaria rispetto alle comuni esperienze dell'architettura,il fatto sbalorditivo : la commessa veniva da un finanziere ,ma tant'è : un pugno nello stomaco.L'orientamento razionalista dell'architetto ha un contenuto fortemente minimalista con evidente riferimento sociale che sarà sempre presente nelle opere e,a mio avviso, condurrà ad esiti imprevisti. Da un lato l'estremo limite del razionalismo ascetico del 'Cabanon' di Cap-Martin che è l'applicazione ortodossa del Modulor e che lui chiamava :'Il mio castello di 16 mq.',dall'altra la Chapelle di N.-D.du Haut già menzionata nella quale se applicazione del Modulor c'è io certo non l'ho veduta ed in ogni caso sarebbe soverchiata da esigenze più urgenti e decisive. Come che sia questo è il mio punto di vista sull'utopia del Canone estetico e geometrico-matematico. In essa la mia personalissima persuasione si basa sull'esame della Chapelle, dove mi sembra che l'artista verso la fine della carriera pare non credere più alla soluzione dei problemi dell'esistenza per via razionale e decida di orientarsi ad oltranza verso un brutalismo primitivistico zeppo di visioni e allusioni infantili oniriche e mistico-orientaleggianti. Quì il cerchio si chiude nell'involontaria dimostrazione che la tesi sull'antilogia di Protagora non era un esercizio di stile e forse non valeva la pena sprecare venticinque secoli per rendersene conto. Stranamente, quasi a conferma della precedente conclusione sta l'adozione di questo celebre termine pagano che si riferiva alla bellezza dell'apparenza ,da parte degli esegeti delle Sacre Scritture .La formazione di questo canone non fu meno accidentata dell'altra,da decisioni conciliari,dispute sapienziali,scismi,anatemi e scomuniche tra : Ebrei, Samaritani,Ortodossi, Cattolici, Protestanti,Copti e Siriaci. Tra i Cristiani non sussistono contestazioni riguardo al canone neoTestamentario, ne sussistono tra tutti su quello veteroTestamentario.Il che porta a credere all'impossibilità della concordanza su qualsivoglia canone. Ma con una differenza : il canone estetico non ha mai avuto pretese di essere fissato definitivamente e addirittura il suo oggetto principale (il corpo umano) ha cessato di stare al centro di ogni controversia. Il canone religioso,stabilito da millenni, è dogmatico,cioè immutabile,ma di un'immutabilità che restando tale deve accomodarsi con la realtà senza darlo a vedere. Questo tipo di approccio si è rivelato distruttivo non tanto per la vita umana che è secondaria, ma per la cultura che condiziona il progresso.E' il caso di quella italiana che si può considerare finita nella più completa decadenza con la condanna del pensiero di Galilei. E',peraltro singolare che la Chiesa non si sia peritata di sostenere l'apparenza che in termini di fatto coincide con la menzogna dell'inganno sensoriale contro cui i Greci ci avevano messo in guardia venticinque secoli fa. Dimostrando una rigidezza assoluta nella distinzione tra menzogna e verità ,la Chiesa ha finito per negare se stessa nella negazione della Carità a favore della menzogna non solo ma rifiutando il saggio consiglio di Galilei a Bellarmino, che le Scritture non vanno prese nella loro lettera,ha condannato Galilei per poi alla fine adottarne l'approccio teologico dimostrando così che anche in quello specifico settore l'uomo che condannava le era superiore.Ma queste considerazioni sono perfettamente inutili perchè non conducenti. Mi sembra accertato che un canone sia uno strumento di ricerca e non una verità eterna. Citerò un uomo che non stimo : 'solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze. il mistero del mondo è il visibile non l'invisibile'. Sono certissimo che Wilde non si sia mai reso conto della portata di ciò che affermava, essendo troppo narcisista circa il proprio wit. Sta nei fatti che l'arte espone un genere di verità intuitiva fondato sull'apparenza. Il numero fatidico : 1,618 relativo alla sezione aurea diventa insignificante.

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